venerdì 26 dicembre 2008

A te che sei intersezione...

Il Natale unisce e divide. Unisce a tavola tra tarallucci e vino, tra carne arrosto non consumata per scelta alla vigilia e bicchieri di cristallo, nonché argenteria lucidata per l'occasione. Unisce nelle sfilate a messa con le collezioni autunno-inverno svendute e/o acquistate negli outlet per quattro-cento soldi, nelle cattedrali imponenti, piuttosto che nelle chiesette. Unisce quando si tratta di fare l'albero, le spese cibo-regalo nei vari shopping e la pitta impigliata tra nuore e suocere. Unisce davanti a un film della Disney, davanti alle canzoni su cui balla un babbo natale sculettante e davanti alle luci stroboscopiche di una città epilettica. Il Natale unisce e porta via almeno per un giorno, almeno per qualcuno, i problemi di sempre. Il Natale divide. Il povero dal ricco. L'affamato dal grasso. L'ateo dal credente. Il pessimista dall'ottimista. Divide la coscienza dei popoli cristiani tra il sacro e il Profano. Divide le scelte tra l'inutile e il dilettevole. Divide la mia coscienza, felice di essere a pranzo in famiglia con la donna amata, dal mio inconscio, che fugge l'eccesso e si arrabbia e commuove davanti a una canzone ipocrita degli anni '80 che passa in background scene forti di bambini affamati con la pancia gonfia. In questa unione/separazione cerco la giusta intersezione per rendere questa giornata pregna del mio significato. Oggi mi auguro che mangiate tutto e non gettiate nulla nella spazzatura. Almeno questo. Grazie.
Auguri a tutti!

Che tutti i bimbi del mondo possano essere felici come questo!

martedì 9 dicembre 2008

L'etica delle mosche bianche

Mignolo, sto ponderando.
Zzz zzz... Zzz zzz... Swift... Zzz Zzz... Zzz zzz... Iban... Zzz zzz... Bin... Zzz zzz zzz...
Miiiignoloooo!!! Uccidi subito questa mosca!



C'erano una volta alcuni ancestori umanoidi, brutti, sporchi e pelosi che decisero di farla finita con le pisciatine territoriali, poiché non erano una cosa chic e raffinata da fare: puzzavano, seccavano le piante e creavano solo disguidi, che finivano con botte da orbi (occhio mio x occhio tuo) e mutilazioni alla Bobbit... Gli scimmioni smisero di ammazzarsi per quella sgrollatina di troppo e stabilirono nuove regole di bon ton comportamentale. Decisero infine cosa fosse giusto fare e cosa, invece, sbagliato. Nacque così una stirpe di scimmioni sapiens senza pelo, un nuovo ordine sociale e democratico e con esso una famiglia di idee innovative in genere condivise, quasi una specie di savoir faire etologico attinto da un ideale protocollo comunemente accettato, strafatto di regole e leggi non scritte. Da tutto ciò nacque, insomma, quella disciplina oggi denominata etica, che da Aristotele ad oggi serve più o meno a spiegare e giustificare quel dis-imprinting condizionato cui veniamo sottoposti fin dalla nascita.
Da allora l'etica si è evoluta lentamente, selezionata di pari passo coi bis-sapiens (che invece ci hanno messo ben poco ad affibbiarsi un nuovo grado di sapienza), mutando e figliando in tante etiche ortologhe. Oggi si trova plasmata in modo alquanto uniforme in una nuova sintesi, che classifica e differenzia i comportamenti dell'uomo in buoni, giusti o moralmente leciti, rispetto a quelli oggettivamente ritenuti cattivi o, dal punto di vista morale, decisamente inappropriati.

Teoria e parole. Solo teoria, tante parole e molte stronzate. Bene e Male. Opinabili. Soggettivi. Abusati e stravolti a seconda delle occasioni. E si sa che le occasioni rendono l'uomo non solo ladro, ma anche barbaro, amorale e incivile. Di esempi ce ne sono a iosa. Di seguito, solo qualcuno in merito alla sofferenza. Nel mondo ci sono un miliardo di persone che fanno la fame e soffrono. Un miliardo! In aumento... La Terra è sempre più inquinata e soffre. Si rivolta e combatte, ma l'infezione è profonda. Il mio prossimo è senza lavoro e soffre. Non ha il coraggio di rubare. II mio prossimo non ha trovato un biglietto per l'America e soffre. Vive nel Burkina Faso e sogna il pacchetto Marlboro da 20 sigarette. Il mio prossimo è malato e non ha assistenza. Soffre. Il mio prossimo è vecchio. Soffre la solitudine, non la vecchiaia. Il mio prossimo è italiano e soffre. Punto. Talvolta vorrebbe tentare il suicidio, fare lo sciopero della fame, magari morire per davvero, ma tutto ciò non fa chic. Se si muore per davvero poi non si fa una bella figura. C'è l'etica che ti fotte. E poi c'è chi ti punisce e ti fa soffrire pure nell'aldilà. Il mio prossimo soffre perché vorrebbe fare qualcosa, ma non può. Altri, invece, possono. Continuano a mangiare per 6, ad arricchirsi al posto di milioni di poveracci legiferando a piacimento, rubando milioni di galline e vendendo miliardi di sigarette. O farmaci. O armi. Etica da ricchi. Continuano a figliare l'etica che vogliono, a chiedere reni clandestini per trapianti deluxe, a decidere della vita altrui e del futuro della nostra e vostra biodiversità... Etica a go-go. Etica del relativismo. Solo qualche esempio sulla vittoria del cannibalismo etico. Parole come tante...
Domani torno a marcare il mio territorio e a digrignare i denti.


Alcune mosche sono bianche per via di una mutazione. Non sono comuni...
Prof! Mignolo!
Lasciatela stare e fate i buoni che conquisterete il mondo.